In questi ultimi mesi sto seguendo vari seminari e workshop sulle neuroscienze e la loro applicazione allo Yoga. Trovo molto utile avere degli strumenti scientifici per poter spiegare agli allievi cosa accade al loro sistema mentre praticano, aumenta la consapevolezza e toglie il pregiudizio su alcuni aspetti spirituali della pratica che non tutti accolgono.

Quando parliamo di intuito, non sempre abbiamo chiaro a cosa riferirci, tendiamo a intellettualizzare e a cercare una spiegazione mentale alle sensazioni che proviamo, e a quello verso cui veniamo attratti. Ci sembra di non capire fino in fondo, di non poterci fidare.

Per quanto mi riguarda, sono riuscita a capire appieno il potere dell’intuito, grazie alla spiegazione scientifica di questo potenziale. L’intuito è associato alla “sensazione di pancia”, alle “farfalle nello stomaco”, questo proprio perché il nostro intestino è la sede del sistema nervoso enterico, connesso al sistema nervoso centrale (cervello) dal nervo vago. Il sistema nervoso enterico, ovvero il nostro intestino, è dove il nostro corpo produce il 95% della serotonina (ormone che controlla e regola l’umore, definito “ormone della felicità”).

Da questi dati ci è facile comprendere che, se muniti di consapevolezza e ascolto del nostro corpo, possiamo sviluppare il nostro intuito basandoci sulle sensazioni che il nostro corpo ci manda. Il sistema nervoso enterico ci permetterà di provare sensazione di rilassatezza, fiducia e conforto, quando agiamo verso qualcosa che ci porta benessere (e quindi serotonina), mentre ci farà provare disagio, tensione e preoccupazione quando percepiamo che qualcosa non è giusto per noi. Questo viene percepito come una guida di sottofondo, che ci direziona (che sappiamo riconoscere proprio quando siamo padroni di noi stessi), non come uno scatto d’impulso (che invece è paura, trauma, che accade quando siamo in balia delle emozioni). L’intuito è una caratteristica che possiamo allenare, imparare a utilizzare, conoscere e approfondire.

Lo Yoga ci permette non solo di aumentare la capacità di ascolto del nostro corpo, e quindi riconoscerne i segnali, ma anche di modulare e cambiare il nostro stato pscio-emotivo proprio grazie al lavoro che facciamo sul corpo e, in diretta conseguenza, sul sistema nervoso. Un esempio: con il Dirga Pranayama, il respiro Yogico completo, lavoriamo molto sulla fase addominale della respirazione, in modo lento e profondo, così facendo, stimoliamo il sistema nervoso enterico, potendo aumentare il livello di relax. In modo opposto invece, si lavora con Kapalabhati, il respiro del fuoco, dove muoviamo ritmicamente e velocemente l’addome, stimolando la capacità di attivare l’energia del nostro sistema nervoso, (oltre agli effetti diretti sul cervello e sul sistema venoso che questo Pranayama comporta).

Namastè!

Clara

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