In questi giorni ho ricominciato a studiare gli Yoga Sutra di Patanjali. È un testo che mi ha aiutato moltissimo nel mio percorso, di vita e consapevolezza.
Può essere considerato uno dei primi trattati di psicologia per quanto analizza la mente e il comportamento umano. Come chiarisce in modo definito i tipi di sofferenza psicologica ed espone le modalità per risolverle.
Ma la cosa a cui sarò grata sempre in questo testo, è che è pratico. Pone soluzioni chiare e dirette per le nostre sofferenze quotidiane, che nascono dalla mente, dai pensieri, dalle emozioni.
योगश्चित्तवृत्तिनिरोधः॥२॥
yogaś-citta-vr̥tti-nirodhaḥ
l testo inizia con la definizione di Yoga: Lo stato di Yoga (che significa unione – fra la nostra coscienza individuale e quella universale, comprendere quindi che siamo parte di un tutto molto più grande di noi) accade quando vengono eliminati i turbamenti che accadono sul piano mentale ed emotivo.
Facile direte voi, ma come eliminare ciò che ci turba a livello mentale ed emotivo?
अभ्यासवैराग्याअभ्यांतन्निरोधः
abhyāsa-vairāgya-ābhyāṁ tan-nirodhaḥ
“Le perturbazioni della mente possono essere controllate con la pratica costante e il distacco”.
Con queste due azioni: la pratica costante (della meditazione) e il non attaccamento. In particolare voglio soffermarmi oggi su Vairāgya – il non attaccamento.
La mente corre verso gli oggetti del suo attaccamento, verso la direzione in cui è stata abituata a correre in passato, verso i desideri, verso ciò cui andiamo incontro per colmare le nostre ferite emotive.
Facendo questo nasce la sofferenza, perchè l’attaccamento ai desideri, a ciò che ci fa sentire meglio in modo temporaneo, il mondo materiale, gli eccessi, che ci portano in alto, in estasi, ma per poco, per poi riportarci più giù che mai; tutto questo ci tiene ancorati alla materia. La Materia mutevole che non ci può donare vera gioia e serenità, perchè per sua natura è finita, soggetta a cambiamenti indipendenti dalla nostra volontà. Aggrappandoci a desideri e soddisfazioni materiali, andiamo incontro alla sofferenza, perchè tutto il materico è destinato a finire, a cambiare.
Cosa fare quindi?
La soluzione non è scappare dal mondo, isolarci su un eremo e vivere senza il rischio di incontrare i desideri materiali.
Ciò che lo Yoga propone è acquisire gli strumenti per vivere nel mondo, godere della materia, ma senza attaccarci ad esso. “Usare” la vita per sperimentare emozioni, gioie, dolori, tutto quanto, ma con la consapevolezza che si tratta solo di qualcosa di passeggero, una giostra su cui siamo saliti ma da cui scenderemo. La vera gioia sta nella consapevolezza di essere di più, di essere parte dell’universo come una goccia nel mare, che non finirà mai, ma muterà.
Meditando su questi concetti è un inizio per poter raggiungere gioia e serenità costanti, non è per nulla facile, è un viaggio a cui dobbiamo partecipare ogni giorno, con intenzione e passione.
Namastè!
Clara
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